The Big Sound Album
CIOSI: IL GRANDE SUONO. INTORNO AL PICKING IN SOLITARIO ACUSTICO E ALTRO (AUTOPRODOTTO, 2018)
6 Settembre 2018 di Daniele Cestellini
Disco per gli amanti della chitarra acustica, “The big sound” di Francesco Franciosi, in arte Ciosi - artista diretto e appassionato di cui abbiamo già parlato in queste pagine - approfondisce l’idea di un racconto tutto personale e tecnicamente coerente. L’album raccoglie in tutto quattordici tracce: alcune di queste sono omaggi ai maestri del bluegrass e, in generale, al flatpicking, altre ripercorrono in modo più esplicito l’idea di raccontare, in chiave più o meno diretta, alcuni aspetti autobiografici. In generale, però, ogni passo di questo album partecipa di un circuito, di una circolarità, che riporta tutto all’ordine della chitarra. Questo processo si incastra evidentemente nelle produzioni precedenti del chitarrista italo-argentino, anche se qui sembra assumere un profilo più netto. Grazie a tutti quegli elementi che possono essere ricondotti alla passione sempre piena di trasporto e intimità con uno strumento suonato con decisione e competenza. Forse più che in passato, in “The big sound” la chitarra assume un ruolo non semplicemente di primo piano (è evidente che tecnicamente lo abbia), piuttosto diviene una specie di ispirazione inevitabile, che spinge e soprattutto orienta la scelta dei contenuti, l’ordine dei brani in scaletta, la narrazione di una simbiosi interessante tra l’esperienza e il mezzo per esprimerla. Dalle parole che Ciosi pondera nelle note all’album emerge proprio quella circolarità empatica, che altro non è (si potrebbe azzardare) che la voglia di interrogare il proprio strumento. Indagandone le peculiarità timbriche e le possibilità ritmiche o armoniche, ma anche estrapolandone i caratteri che meglio lo denotano. Vale a dire gli spazi che genera quando diviene l’unica voce possibile, il fattore unico che spinge al movimento, alla scrittura e alla rappresentazione. Sembra che Ciosi sia riuscito a comprenderne molte possibilità, sia quando si rivolge al passato e ai repertori “classici” (vi sono, come dicevo, omaggi ai maestri imprescindibili: Lester Flatt con “Rolling in my sweet baby’s arms”, J. B. Lenoir con “Alabama Blues”, A. P. Carter con “The ciclone of Rye Cove”), sia quando si sofferma su sé stesso, interpretando ricordi, relazioni, esperienze e visioni con chitarre diverse e sempre equilibriate. Il punto più alto di questo ideale circolare che avvolge l’album è probabilmente “Dream guitar”, brano già presente nell’album “My first time” di qualche anno fa, che qui ricompare in una veste nuova, grazie anche alla presenza di Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni. Ciosi lo dedica alla sua Santa Cruz modello 1934 D Mahogany. E io trovo che questo rimbalzo dia pienamente il senso dell’album e, in generale, della prospettiva inclusiva di questo musicista. Perché assume i tratti di una nuova narrativa musicale, pensata “dentro” la chitarra, scaturita intorno a un corpo che si fa sempre più articolato e complesso. Un corpo non (retoricamente) unico, anzi (realisticamente) multiplo, che nel rimbalzo delle prospettive di indagine dispone gli elementi significativi in un nuovo ordine. Se si può parlare di sperimentazione in un album acustico e quasi di sola chitarra (in alcuni brani si aggiungono contrabbasso, percussioni e armonica), lo si può fare solo in questo senso. E non credo sia poco. Sulla base di questo, poi, nascono i brani più profondi, nei quali si riconosce l’attenzione di Ciosi per il suono e l’atmosfera (“Mediterranean’s shell”), oltre che per la struttura, per l’andamento deciso ma elegante (“To David”, l’omaggio al pioniere del flatpicking David Grier) e il ritmo solido (“Nashville Blues”), per la precisione di un tocco che non inibisce l’armonia (“First snow”), per l’apertura a una melodia e a uno scenario profondi: “Silvia’s eyes”.
CIOSI: THE BIG SOUND (2018)
10 Settembre 2018 di Gilberto Ongaro
Immaginate un uomo con una chitarra acustica, ed il suo plettro. Immaginatelo aver già scritto innumerevoli canzoni, per la pura passione di scriverle, dedicando romantiche serenate alla compagna ("Silvia's eyes") chiudendole con un accordo di settima maggiore, ed all'eroico nonno ("My grandfather") che gli diede il migliore insegnamento della Great Generation: "Teach your children not to fight, only love with all this world around". Immaginatelo italo - argentino, quindi doppiamente latino, che suona la propria vita con espressività e credibilità, che recupera frammenti di vita già editati in Argentina, riproposti in una veste nuova per un nuovo disco. Immaginatelo scegliere con cura ogni dettaglio, per raggiungere "The Big Sound" (titolo dell'Lp che testimonia la spasmodica ricerca), e così anche lo strumento giusto per ogni pezzo. Come nel caso della "Dream Guitar", una Santa Cruz modello 1934 D Mahogany, swingando e lasciando il finale alle percussioni. Essendo maestro di flatpicking e avendo la chitarra come protagonista, potete prevedere che non lascerà la gloria del ritmo tutta al percussionista, percuotendo anche la propria chitarra in "Transatlantic", l'apice emozionale ed espressivo dell'album, dove tra accelerati e rallentati si naviga anche noi. La pluralità è la cifra stilistica di "The Big Sound". Tanti pezzi diversi, così come tanti diversi studi di registrazione distanti: Brescia, Reggio Emilia, Badia Polesine (RO), Londra. E cinque rivisitazioni di brani noti, presi da mondi lontani, uniti nel folk. Come "Cooley's reel", tradizionale irlandese il cui tema per fiato viene ripreso dalla chitarra, dando un effetto diverso, che però mantiene la propria "irlandesità". O "The Cyclone of Rye Cove", o "Alabama Blues", leggermente accelerata e con un'armonica a bocca che risponde alla sua voce. In un classico del bluegrass, "Rolling in my sweet Baby's Arms", la chitarra di quest'uomo simula la rapidità del banjo, e con l'altro classico "Nashville blues", cantato in una tonalità più alta di Doc Watson, approdiamo nella terra di David Grier, mentore del flatpicking al quale il nostro amico dedica un pezzo ("To David"). Immaginate poi quest'uomo saper scrivere parole semplici che toccano una profonda e terrena verità, tra ciò che si cerca e ciò che si trova, in "Who looks for something": "I was looking for a job, and I found my guitar (...) I was looking for a big boss, and I found a fat man (...) I was looking for a father, and I found a child (...) I was looking for my mother, and I found a paradise (...) I was looking for friends, and I found flowers and crosses (...) I was looking for beers and I found my future". E dopo aver fatto emergere queste visioni interiori, il nostro amico si reca mentalmente in tutte le coste mediterranee per estrapolarne gli stili musicali più o meno fraterni fra loro, e condensarli in una conchiglia che li fa ascoltare tutti: "Mediterranean's Shell". Lo sguardo si fa tenero, per un bambino che vede la neve per la prima volta, in "First snow". Sguardo tradotto in arpeggi leggeri come i fiocchi bianchi. Immaginatelo infine andarsene con un brano pensato per un film noir, chiamato per l'appunto "Noir", solo che invece di rappresentare la tipica fase drammatica con sguardo cinico e disincantato che ti aspetti dal genere, qui viene descritto un momento di riflessione lucida, mentre fuori piove e l'attore guarda foto ingiallite con un indefinito languore. Per un'uscita di scena elegante. Lo immaginate? Quest'uomo esiste, e si chiama Francesco Franciosi, per gli amici Ciosi.
CIOSI “The Big Sound”. A-Z Blues, CD. 2018
15 Settembre 2018 di Alessandro Nobis
In Italia, a partire almeno dagli anni Sessanta, molti sono stati i chitarristi che si sono avvicinati allo strumento ascoltando maestri come John Fahey, Bert Jansch, Davey Graham o John Renbourn – per citarne solamente alcuni – che facevano del fingerpicking “ragione di vita”, sviluppando in seguito una notevolissima capacità compositiva ed esecutiva; non altrettanti sono stati quelli che hanno aderito invece alla corrente del flatpicking, seguita per lo più oltreoceano che prodotto maestri come Don Reno, Doc Watson, Tony Rice o Norman Blake. Dei “nostri” citerei Beppe Gambetta e Roberto Dalla Vecchia che hanno poco a poco abbandonato il folk americano per dedicarsi alla composizione o al repertorio italiano. Ecco, Federico Franciosi a.k.a. “Ciosi” fa parte di questa corrente e questo suo recentissimo lavoro conferma la sua “devozione” al flatpicking; lo dicono le citazioni di Lester Flatt (“Rolling in my sweet’s baby arms”) e dei fratelli Delmore (“Nashville Blues”) e di Alvin Pleasanr Carter (il canto narrativo “The Cyclone of Rye Cove”) ma anche la sua indubbia bravura sullo strumento, una voce credibile e la capacità di comporre materiale nuovo. A ciò si aggiunge la scelta indovinata dei collaboratori, Gianni Sabbioni al contrabbasso, Lorenz Zadro e cristiano Gallian alla chitarra, Pietro Marcotti all’armonica ed infine Massimo Tuzza alle percussioni; un suono naturalmente acustico, naturale, genuino come si conviene nella migliore delle tradizione della chitarra acustica. Notevoli il raffinato solo di “Mediterranean Shell”, “Who looks for Something” con un incisivo Sabbioni al contrabbasso, il blues di J.B. Lenoir “Alabama Blues” con un bel cammeo di Zadro ed infine il reel “Cooley’s Reel” con un solo di contrabbasso.
Cercate questo disco, ne vale la pena.
CIOSI
22 Settembre 2018
L’italo-argentino Federico Franciosi, in arte Ciosi, è un cantante e chitarrista acustico flatpicker con un viscerale amore per la musica. Le caratteristiche principali dello stile di Ciosi sono la sua tecnica flat-style pulita, un’anima compositiva intensa e uno spiccato senso melodico. Caratteristiche che rendono la sua espressione musicale un’esperienza sognante e profonda, capace di svelare nascoste isole di pensiero ed emozioni segrete. Instancabile lavoratore, nonostante la giovane età, vanta una carriera quasi ventennale contando ad oggi oltre 150 concerti l’anno tra palchi di club e festival sia in Italia che all’estero tra Europa e America sia come one man band che accompagnato da contrabbasso e percussioni. Insomma, un musicista che ama sperimentare nuove sonorità e che intreccia nella sua stessa musica il suo vissuto, la sua storia, i suoi sogni, dove – grazie al suo carisma e alla sua trascinante simpatia – riesce a garantire intrattenimento e coinvolgimento per ogni tipo di pubblico. Dopo due ormai introvabili Ep Far Apart (2009) e Beautiful Infinity (2011) registrati in Argentina, nel 2015 realizza il suo primo concept album My First Time, dove Ciosi propone undici pezzi in solitario flatpicking: nove gli originali e due cover realizzate in onore di due maestri della chitarra: Beppe Gambetta (“Slade Stomp”) e Massimo Varini(“Andrà Tutto Bene”), un lavoro che spazia dal blues al jazz, dal bluegrass al pop, con forti influenze acoustic-folk. Ma è con l’ultimo album Into The Wild Session(2016) che Ciosi ottiene ancora maggior attenzione negli ambienti di settore italiani ed europei che lo annoverano tra i migliori esponenti della cultura e del chitarrismo legato alla tecnica del flatpicking mediterraneo con evidenti influenze dal patrimonio dell’American Music che vanno dal blues, al country e bluegrass sulla scia dei Maestri del Folk bianco come Doc Watson, Norman Blake, Tony Rice e David Grier. E’ del 2018 la produzione di The Big Sound, nuovo album in cui Ciosi ha sperimentato nuovi percorsi sonori, riscoprendo nuove inclinazioni acustiche. In questo nuovo cammino, affiancato dalla co-produzione dell’agenzia A-Z Blues, sono stati registrati nuovi brani di solo-flatpicking, donando nuove vesti a vecchi brani autografi, supportato da Gianni Sabbioni al contrabbasso e Massimo Tuzza alle percussioni, con ospiti Lorenz Zadro(chitarre), Pietro Marcotti (armonica), Graziano “Nano” Guidetti (batteria) e Cristiano Gallian (chitarra). Oltre ai brani di scrittura propria sono presenti omaggi al repertorio della tradizione Bluegrass, Old Time, Blues e Celtica, con la tecnica del “flatpicking” come denominatore comune. Di sua ideazione è Acousticology una rassegna teatro-musicale che prevede il coinvolgimento dei maggiori esponenti internazionali della musica acustica.
Nel 2018, con il supporto di A-Z Blues, pubblica “The Big Sound“, nuovo album dove Ciosi conferma la sua devozione alla tecnica flatpicking, avvalendosi di ospiti per una formazione allargata mantenendo un suono naturalmente acustico e genuino come si conviene nella migliore delle tradizione della chitarra acustica. Nell’album sono presenti alcune rivisitazioni nuovi brani inediti che mettono in risalto le sue doti vocali e l’indubbia bravura sulla seicorde.
THE BIG SOUND
10 Ottobre 2018 di Loris Gualdi
Ricordo ancora quando ascoltai Ciosi per la prima volta.
Rimasi stupito e positivamente colpito da due iniziatici elementi: i cromatismi di un timbro unico e riconoscibile ed un innegabile talento espressivo.
Oggi, a distanza di poco più di un anno, ho il piacere di (ri )parlare di Federico Franciosi, attraverso le idee di un disco che, per ammissione del suo autore gioca con sperimentazioni e “avventure” sonore vissute in diversificati studi di registrazione.
Tra il particolare modus operandi e l'amore per la sua Santa Cruz 1934 Mahogany, il nuovo album, narrato con accortezza ed emozioni, si apre con il blues tradizionale di Nashville Blues, per poi inoltrarsi nelle aree cantautorali di Who Looks for Something , acoustic ballad di reale impatto, in cui l'unico difetto appare la profondità dei volumi. L’aurea emozionale però, armata da un impeccabile tecnicismo ed un approccio linguistico perfetto, sembra superare ogni tipo di sbavatura, proprio come dimostra il movimento avvolgente di Mediterranean’s shell, visiva e descrittiva composizione strumentale.
Il disco prosegue poi lieve tra le toniche di Dream guitar sino alla trainante performance di Rolling In my Sweet baby's Arms, in cui emerge il bluegrass di Lester Flatt, delineando un solco magico, qui disegnato dalla velocità di Ciosi.
Dal sound CCR arriviamo poi alla chiave acustica di My granfather e alla magia espressiva di First Snow, a mio avviso una delle migliori composizioni della nuova release. Sulla stessa linea qualitativa si pongono infine lo sporco blues radicale di Alabama Blues e la dolcezza narrativa di Sylvia’s eyes.
A chiudere l'album (quasi) impeccabile ci pensa invece la natura filmica di Noire e The cyclone of rye cove, magnifica cover dell'omonimo brano di A.P. Carter, indiscusso padre del flap picking.
Insomma… un album che da qualche giorno non ne vuole sapere di uscire dall’ hi-fi.
Un disco per il week end: "The Big Sound" di Ciosi
19 Ottobre 2018 di Vanni Versini
Il blues, il folk, il bluegrass e simili sono tra i generi che hanno dato vita ai "moderni" rock, heavy metal e derivati. In questi generi "vige" l'uso di strumenti tradizionali come banjo, violino, mandolino, ma soprattutto la cara vecchia chitarra.
Tra gli eredi di questo tipo di musica non vi sono soltanto artisti americani, inglesi oppure irlandesi, ma anche italiani come il nostrano Francesco Franciosi noto più semplicemente come "Ciosi".
Un uomo ed una chitarra, nel suo specifico caso una splendida Santa Cruz modello 1934 D Mahogany, con un grande sound, ma forse è meglio dire "The Big Sound"! Andiamo a capire perché:
Nashville Blues: come si può aprire un album blues? Beh, una buona opzione è quella di ripescare un classico del bluegrass, questo reso famoso dal compianto Doc Watson, lasciando però che sia la voce e la chitarra di Ciosi a dettare le regole. Veloce e spedito come un treno a vapore che sfreccia tra le campagne americane, questa versione vi farà viaggiare indietro nel tempo e nello spazio.
Who Looks For Something: armonica a bocca e chitarra acustica si uniscono in una canzone che fa riflettere su quello che si trova mentre si sta cercando altro, "cercavo un lavoro ed ho trovato la mia chitarra", ma non è sempre una cosa negativa. Vagamente malinconica e tenera nei punti giusti, "but I found you again", vi farà ricordare il Bob Dylan dei tempi migliori.
Mediterranean's Shell: primo brano strumentale dell'album che parla del viaggio immaginario di una conchiglia in fondo al Mar Mediterraneo, ma il vero viaggio è quello tra le sonorità che Ciosi tesse con le dita sulla sua chitarra. Si passa infatti con disinvoltura da sonorità arabe, italiane, balcaniche, insomma mediterranee a testimonianza di come il medesimo mare lambisca civiltà e culture differenti ed uniche nel loro essere.
Dream Guitar: che cosa sarebbe un chitarrista senza la sua fidata compagna a sei corde? Ecco dunque una riproposizione di un brano strumentale, già presente nell'album "My First Time", dedicato alla Santa Cruz modello 1934 D Mahogany di Ciosi. Più che una semplice canzone direi che si tratta di una sorta di dichiarazione d'amore in, e per la, musica. Fantastico poi il lavoro al contrabbasso di Gianni Sabbioni che dà quel tocco jazz che non guasta mai.
Rolling In My Sweet Baby's Arms: l'influenza del chitarrista e mandolinista americano Lester Flatt, soprattutto con Earl Scruggs nei Foggy Mountain Boys, per il bluegrass è innegabile, ma soprattutto indimenticabile. È giusto dunque rendere tributo al mai dimenticato musicista del Tennessee con questa versione di un suo storico brano!
To David: un omaggio ad uno dei più grandi chitarristi acustici degli ultimi anni, David Grier, che Ciosi descrive così “con il suo stile unico e inimitabile fa volare il plettro da corda a corda in modo elegante e sublime”. Meglio di così che chiedere di più? Alzate il volume e lasciatevi trasportare dalle note!
My Grandfather: la saggezza e l'amore dei nostri nonni ci hanno lasciato grandissimi insegnamenti e bellissimi ricordi indelebili che formano le persone che siamo al giorno d'oggi. Ovviamente è così anche per Ciosi, che qui mi ricorda il Johnny Cash dei primi tempi, che vuole “dedicare questo brano a tutti gli appartenenti a quella splendida generazione dell'epoca”.
First Snow: delicate note acustiche si affollano nell'aria come i fiocchi della prima neve del titolo mentre gli occhi di noi stessi bambini scintillano per la meraviglia ed il riverbero della luca sulla bianca superficie. Una girandola di tenere note che fanno ricordare la spensieratezza, ma soprattutto la gioia di stupirsi per le piccole cose, tipica dell'infanzia.
Transatlantic: altro strumentale che, come il titolo, viaggia attraverso ritmi e sonorità diverse. Se avete letto il monologo teatrale di Alessandro Baricco “Novecento” oppure avete visto il film tratto da esso, “La leggenda del pianista sull'oceano”, allora capirete perfettamente le mie sensazioni riguardo a questo imperdibile pezzo.
Alabama Blues: si sa, l'America è la patria del blues e del bluegrass. Qui i due bluesmen nostrani, Ciosi e Lorenz Zadro, dedicano anima e corpo alla memoria del chitarrista J. B. Lenoir.
Silvia's Eyes: come il virtuoso italo americano Joe Satriani dedica un brano alla moglie Rubina in ogni suo disco, anche il nostrano Ciosi non è da meno. Questo spettacolare brano, dal sapore folk e spagnoleggiante, rappresenta appieno tutto l'amore che l'artista nutre per la sua dolce metà e per il figlio che ella ha donato alla coppia. Semplicemente toccante.
The Cyclone Of Rye Cove: si ritorna al “repertorio del padre del flatpicking Doc Watson che racconta del tornado che nel 1928 distrusse il paesino di Rye Cove in Virginia”. Qui la voce e la chitarra dell'artista di tingono di un'ombra di malinconia e tristezza ricordando tutti i bambini che persero la vita in quello sfortunato giorno. Ascoltandolo sembra di essere lì, a pochi giorni della sciagura, mentre la notizia si diffonde in tutto il Paese da giornali e cantori nelle strade.
Cooley's Reel: distanziamoci brevemente dall'America per avventurarci nelle terre della verde Irlanda con questo pezzo tradizionale di quella fantastica terra!
Noir: brano conclusivo, anche questo strumentale, composto da Ciosi per un amico aspirante regista in Germania. L'amico ha chiesto infatti al chitarrista un brano da usare per un film di genere noir e, tra armonici e legati, io direi che l'impresa è riuscita perfettamente e voi?
In conclusione, che dire di questo disco? Un album che vi farà viaggiare tra le sonorità italiane ed estere, sempre con la fida chitarra e la voce di Ciosi in primo piano. Una vera e propria perla acustica del panorama musicale internazionale! Buon ascolto a tutti.
Il Popolo Del Blues: Ciosi "The Big Sound"
2 NOVEMBRE 2018 di Stefano Tognoni
Federico Franciosi, in arte, semplicemente Ciosi, è un cantante e chitarrista acustico specializzato nella tecnica del flatpicking che, a differenza del probabilmente più comune fingerpicking, prevede l’utilizzo del plettro e non delle dita della mano destra. Ciosi si è innamorato della chitarra a soli otto anni, e poco più che maggiorenne fece della musica la sua professione. Italo-Argentino, ha alle spalle una carriera ormai ventennale, che lo ha portato ad esibirsi come one man band, od in altre situazioni, in Italia, in Argentina, in molte altre nazioni europee ed in America. Il suo stile chitarristico trae ispirazione dal country, dal blues e dal bluegrass, rielaborati aggiungendo un gusto personale, dal sapore mediterraneo. The Big Sound, il suo recentissimo cd è composto da quattordici brani, ben nove dei quali a sua firma, ed i restanti presi in prestito dal repertorio di grandi del passato, o pescando dai traditional. Va rilevato che le tracce originali sono già state pubblicate in precedenti album, ma arrangiate in questo caso con un nuovo vestito sonoro, grazie alla collaborazione di Massimo Tuzza alle percussioni e Gianni Sabbioni al contrabbasso. Partecipano in alcuni brani, in veste di ospiti, Lorenz Zadro (chitarre), Graziano Guidetti (batteria), Pietro Marcotti (armonica) e Cristiano Gallian (chitarra). The Big Sound “suona” fresco ed essenziale, rispettoso del passato ma rivolto al futuro, e vi permetterà di scoprire un valido chitarrista, dotato anche di una voce adatta al genere proposto.
Federico “Ciosi” Fanciosi – The Big Sound
16 Febbraio 2019
Ho conosciuto Ciosi nel 2017 quando ricevetti una sua mail di presentazione del suo album “into the Wild”, fu un piacere poterlo far conoscere ai lettori di Guitarblog.it e fu anche l’occasione poi per continuare a seguirlo tramite facebook nella sua attivita’ Live. In questi due anni non ho pututo non constatare quanto l’unico limite al portare in giro la propria musica e trovare spazi ed occasioni sia spesso la passione e la voglia di farlo. Ciosi non propone cover pop di band del momento, non propone una musica che fa parte del bagaglio culturale del nostro paese, la chitarra flatpicking nel genere suonato da Ciosi non e’ il pane quotidiano nel nostro paese, eppure lui suona tantissimo dal vivo, chiaramente non credo senza difficolta’ ma sicuramente grazie alla spinta irrefrenabile di una passione autentica.
“The big Sound” e’ il quinto album dal 2010, e’ gia questo in un mondo in cui sembra che oramai registrare in studio sia un investimento a fondo perduto e’ il segno di voler invece investire per poter diffondere ovunque la propria musica, e come dice il titolo, il protagonista e’ il Suono. Ciosi e’ innamorato della chitarra e questa relazione profonda si manifesta nella capacita’ di farla cantare con una miriade di sfumature, esaltandone il tibro con il tocco e proiettando un fiume di emozioni dalla buca della sua Santa Cruz.
Tutto questo pero’ non sarebbe percepibile dall’ascoltatore se non ci fosse una cura estrema della registrazione, “The Big Sound” come “Into the Wild” e’ stato registrato a regola d’arte e merita di essere ascoltato con la dovuta attenzione, non e’ musica usa e getta, e’ musica che va ascoltata dedicandole il giusto tempo e che va ascoltata molte volte perche’ ad ogni ascolto rivela qualcosa in piu’.
Questo articolo non vuole e non puo’ essere una recensione di quest’opera d’arte, vuole essere solo il mio piccolo contributo a far conoscere questo artista e la sua musica a sempre piu’ persone, preferisco quindi usare la presentazione dell’album e dei brani che mi ha mandato lo stesso Ciosi, credo he non ci siano migliori parole che le sue per raccontarlo.
The Big Sound e’ acquistabile sull’itunes store e su cdbaby, come anche gli altri album di Ciosi
Passo quindi la parola a Ciosi:
In questo disco ho voluto sperimentare le avventure sonore che ho vissuto in vari studi di registrazione incontrando nuove amicizie, nuovi modi di lavorare, riscoprendo nuovi suoni acustici che mi hanno dato una forza interiore nell’esprimermi al meglio che potevo con la mia chitarra Santa Cruz 1934 D Mahogany, arrivando così a creare un Grande Suono Unico che ha dato istintivamente il titolo dell’album : The Big Sound.
In questo mio percorso, affiancato con la co-produzione dell’agenzia A-Z Blues, ho registrato nuove canzoni di solo-flatpicking , ho dato una veste nuova a vecchie mie canzoni di anni fa con musicisti fenomenali e infine ho omaggiato alcune canzoni del repertorio Bluegrass, Old Time, Blues e Celtico con l’unico fattore denominatore : il flatpicking.
Ringrazio questi magnifici studi e invito chiunque a contattarli per registrare musica in modo serio e accurato: LRS studio a Badia Polesine (RO) di Cristian Gallian,il BUSKER studio a Rubiera (RE) di Bronsky , il RITMO & BLU a Pozzolengo (BS) di A. Castagna e il ROGUE studio a Londra (UK) di Alessandro Garavello e Andrea Lonardi.
Alla soglia dei miei quasi quarant’anni dedico questo disco alla mia famiglia , Ettore e Silvia, al mio nuovo trio live Gianni Sabbioni e Massimo Tuzza , alla Agenzia A-Z Blues di Lorenz Zadro, Davide Grandi e Antonio Boschi , a tutti gli organizzatori di Acousticology Music & Theatre e del Week-End-Pick: Gioli Andrea, Barbara Abate, Laura Corbetta e Giangi Celli.
Ringrazio l’amico armonicista Ken Leiboff e tutto lo staff della Santa Cruz Guitar Company capitanata da Richard Hoover per l’aiuto e l’appoggio nel mio primo viaggio negli Stati Uniti.
Infine, voglio dedicare questo disco alle persone che riempiono le proprie giornate con la musica e la voglia di vincere .
Buon ascolto di “Big Sound” e buon flatpicking,
Ciosi
Ciosi: “The Big Sound” (2018) – di Capitan Delirio
15 Dicembre 2018 di Gabriele Peritore
Ancora non sapresti spiegare cos’è che ti ha affascinato di questo strumento. Eri poco più che un bambino quando ti sei avvicinato per la prima volta alla chitarra… ed è stato un colpo di fulmine, un innamoramento immediato di quella forma sinuosa assemblata con il legno. Forse perché, pizzicando le corde con le tue piccole dita, magicamente usciva un suono dalla cassa armonica che riempiva l’aria e corteggiava la tua fantasia. Forse perché imbracciandola ti faceva sentire bene come quando si abbraccia la donna amata. O forse ancora perché quel suono riusciva a sostituire le parole che non sapevi ancora padroneggiare. Era il tuo linguaggio più vero, più profondo… e adesso che sei adulto e hai trovato la chitarra della tua vita, una Santa Cruz 1934 D Mahogany, ancora non sai spiegare questa sintonia che ti unisce a lei ma provi ad esprimerla con le tue composizioni e le tue passioni. Attraverso il linguaggio delle sei corde e con un plettro come pennello riesci a manifestare le emozioni più intime della tua anima latina, di argentino cresciuto in Italia. Come quella di quando ti immergi negli occhi di tua moglie, o ti immedesimi nello stupore di tuo figlio che per la prima volta scopre la neve. Di quando ti perdi nei ricordi tra gli insegnamenti di tuo nonno o di quando vai alla ricerca di un suono misterioso come quello di una conchiglia persa in fondo al Mediterraneo. Forse questo suono, alla fine, Federico Franciosi, o più semplicemente Ciosi, l’ha trovato, con il suo flatpicking e lo ha riversato in questa raccolta chiamata appunto “The Big Sound”. Costituita da nove brani di sua composizione, per lo più strumentali, e cinque cover, tra pezzi tradizionalie riproposizioni di standards di maestri storici del Blues. Un suono cercato e cesellato negli anni grazie al suo eccezionale e indiscutibile talento alla chitarra, tra precisione e velocità di esecuzione estreme, nell’eseguire scale di note sulla tastiera e arpeggi pizzicati con il plettro sulle stringhe. Una voce profondache sembra arrochita dall’umidità di notti passate a cantare e bere in riva al Mississippi. Gli arrangiamentiminimali fatti di chitarra e voce o solo chitarra, e le preziose collaborazioni di Massimo Tuzza alle percussioni, Gianni Sabbioni al contrabbasso e con la partecipazione, a impreziosire brano per brano, diLorenz Zadro (chitarre), Graziano Guidetti (batteria), Pietro Marcotti (armonica) e Cristiano Gallian(chitarra). Senza dubbio le sue radici musicali sono riconoscibili nel Blues, nel Bluegrass e nel Country ma la voglia di dialogare con la sua sei corde lo porta ad esplorare anche altri linguaggi come il Folk irlandeseo le trame di tutte le sponde del Mediterraneo. Alla fine il suo suono personale, che sa esseretradizionale e attuale, e vive della profondità dell’anima e sulle stesse frequenze di un sogno, è davvero un grande suono ed è il nostro grande piacere.
Into The Wild Session Album
CIOSI: LA RECENSIONE DI INTO THE WILD SESSION
13 Marzo 2017 di Francesco Nuccitelli
È sempre bello sentire un album, specie se l’album in questione, merita un ascolto di grande attenzione. Ciosi,nome d’arte di Federico Franciosi, è un chitarrista famoso in gran parte dell’Europa e non solo, ed è anche l’autore di questo splendido progetto. Un CD che si deve ascoltare in assoluto silenzio, magari di sera, su una poltrona sorseggiando un whisky, per assaporare i suoni e le sensazioni che trasmette.
“Into the wild session”, è un album dove si riprendono pezzi che hanno fatto la storia, passando per i diversi generi dal jazz, al folk arrivando al blues (e non solo), riadattati e riarrangiati, dando così nuova linfa e importanza a canzoni troppo lontane da un contesto culturale e musicale come quello italiano. Ciosi, per questo album si avvale dell’aiuto (oltre della sua chitarra acustica) di importanti musicisti come: Larry Mancini, Max Pizzano, Pier Brigo, Matteo Valicella e Matteo Breoni.
L’album contiene nove tracce: "Sitting on the top of the world", "Beaumont rag", "Corrine corrina", "Wheeling", Sliding delta", "Maple leaf rag", "Blue monk", "Chesapeake bay", "You are my sunshine".
Partiamo dal primo pezzo, "Sitting on the top of the world" è una canzone degli anni 30, portata al successo da Walter Vision. La versione presente si ispira molto alla versione originale, tuttavia ben evidente è il nuovo arrangiamento con un’esplosione di bassi, chitarre e batterie, uno dei pezzi migliori di tutto l’album.
"Beaumont Rag", è il secondo pezzo ed è un brano strumentale, dalle forti caratteristiche folk, dove si nota la fusione dei diversi strumenti nel nuovo arrangiamento.
"Corrine Corrina", è il terzo brano e si torna alla fusione, voce più strumento in chiave Blues, in questo pezzo si fa largo il basso, che riesce ad affiancare la voce, riportandoci alla più classica delle atmosfere americane.
"Wheeling", quarto brano del disco, si ritorna allo strumentale con chitarra acustica e basso.
"Sliding Delta", quinto pezzo e si ritorna allo stile blues, brano arrangiato in una chiave più moderna e degno dei migliori Bluesman del passato.
"Maple Leaf Rag", sesta canzone, presenta una piccola novità rispetto al resto dell’album, visto la presenza di un piano ad introdurre il pezzo, portato avanti perfettamente con il contrabbasso elettrico.
"Blue Monk", settimo pezzo, dove, chitarra acustica, basso e batteria rendono il brano godibile nell’ascolto.
"Chesapeake bay", ottavo brano, scritto originariamente da Massimo Varini, è un omaggio verso quest’ultimo, probabilmente il miglior brano, interamente strumentale, contenuto nell’album.
Chiudiamo con "You are my sunshine", brano originariamente country, che mantiene il suo genere ma, tuttavia, si sente il tocco da parte dell’autore, che rende il brano più musicale, leggero e armonioso.
Un album che consiglio vivamente a tutti, per chi ama questo genere e per chi no (da questo CD si potrebbe imparare molto). Un progetto che vede la consacrazione di un musicista, che insieme alla sua chitarra acustica, fa emergere nuove sensazioni, dando così nuova vita alla musica.
CIOSI INTO THE WILD SESSION
di Gianluca Dessì
Il flatpicking è la tecnica chitarristica, o meglio l'insieme di tecniche, che prevedono l'utilizzo del plettro, in opposizione al fingerpicking che prevede l'uso esclusivo delle dita; diversamente dallo strumming, tecnica meramente d'accompagnamento, il flatpicking è una tecnica largamente impiegata dai solisti e prevede il tocco di una singola corda per volta. Se negli Stati Uniti queste tecniche sono largamente impiegate (basti pensare ai grandi chitarristi bluegrass Clarence White, Norman Blake, Tony Rice, Doc Watson), in Italia hanno il massimo rappresentante nel genovese Beppe Gambetta, oramai egli stesso di casa negli Usa.
Fra i giovani, merita interesse e considerazione il giovane Federico Franciosi, in arte “Ciosi”, che, già titolare di un bell'esordio intitolato “My First Time”, interamente composto di brani originali, si ripresenta ora con questo “Into the Wild Session”, dove si cimenta con un repertorio quasi interamente composto di classici. Il risultato è assolutamente buono: tecnica, tocco e padronanza dello stile fanno del giovane chitarrista veneto più che una promessa della scena nazionale della chitarra acustica. Ciosi sfoggia anche una voce interessante, con un inglese assolutamente credibile e un timbro adeguato al repertorio. Interessantissimo il fatto che questi repertori (blues, country-blues, ragtime, jazz) siano normalmente associati a tecniche fingerpicking, ma grazie ad un efficace accompagnamento di contrabbasso e batteria o percussioni e all'indiscutibile tecnica del leader, il risultato è sempre interessante.
Unico difetto, la durata del dischetto, appena mezz'ora scarsa, che lascia un po' l'amaro in bocca all'ascoltatore. Il CD, registrato in presa diretta, contiene alcuni brani piuttosto famosi, ma sempre resi in maniera fresca e accattivante. Fra questi, “Sitting on the Top of the World”, dal repertorio di Doc Watson, “Corrina Corrina”, incisa fra gli altri da Dylan e Blind Lemon Jefferson, il manifesto ragtime di Scott Joplin “Maple Leaf Rag” e il classico di Thelonious Monk “Blue Monk”. I brani più belli sono però l'omaggio a David Grier (strumentista impressionante, già negli Psychograss con Darol Anger e Mike Marshall) “Wheeling”, e “Cheasapeake Bay” a firma del bravo Massimo Varini. Molto bello anche “Sliding Delta” di Mississipi John Hurt.
Disco da ascoltare, per scoprire un giovane bravo strumentista e per ascoltare un approccio chitarristico inusuale al repertorio rurale americano (e non solo).
CIOSI INTO THE WILD SESSION
20 Aprile 2017 di Fausto Meirana
‘’Ciosi’’, pseudonimo di Federico Franciosi, è un chitarrista innamorato dello stile flatpicking (quello del ‘nostro’ Beppe Gambetta, citato anche nelle note). "Into The Wild Session" è un disco molto intenso e gradevole, anche se di breve durata, visto che raggiunge appena la mezzora; al contrario degli album precedenti del musicista veronese, è composto solamente di cover.
Oltre a maneggiare il plettro in maniera esemplare, Ciosi canta con uno stile convincente tra blues e folk in quattro dei nove brani (due di questi sono i celebri "Corrina, Corrina" e "You Are My Sunshine"). Gli episodi strumentali annoverano due classici ben ‘rifatti’ come "Maple Leaf Rag" di Scott Joplin e "Blue Monk" di Thelonious Monk, oltre ad un traditional come "Beaumont Rag" con due saggi di flatpicking firmati dall’americano David Grier e dall’italiano Massimo Varini. Pregevole l’aiuto di alcuni musicisti che forniscono il supporto ritmico di basso (Matteo Vallicella, Pier Brigo e Larry Mancini, ) e percussioni (Matteo Breoni e Massimo Pizzano) dove serve.
CIOSI INTO THE WILD SESSION
10 giugno 2017 - Katia dell'Eva
È un album che vuole omaggiare le proprie origini musicali e i propri maestri, il quarto LP di Ciosi (nome d’arte per Federico Franciosi), "Into The Wild Session".
Niente a che fare con il romanzo di Krakauer o con il film di Sean Penn: le terre selvagge ed estreme non avrebbero qui nessuna connessione con viaggi all’insegna dell’anticonformismo e dell’anticapitalismo, rimandando piuttosto tanto a quell’Oltreoceano patria della tradizione blues, bluegrass, folk e jazz a cui l’autore si rifà, quanto alla natura incontaminata, simbolo per eccellenza di contemplazione e introspezione. Su queste basi, dunque, Ciosi dà vita a nove cover che, inchinandosi con rispetto ai pezzi originali, li rivisitano, in una chiave spesso più melodica e “sentimentale”. Ad aiutare il chitarrista italiano nella sua opera di personalizzazione della tradizione, la sua chitarra acustica 1934D Mahogany Santa Cruz.
Apre il disco una "Sitting On The Top Of The World" che, rispetto alla versione di Walter Vinson da cui prende le mosse, si presenta più libera dalle sonorità country, per farsi piuttosto una vera e propria ballata blues, dal ritmo introspettivo e di maggior respiro. Con la stessa chiave blues vengono interpretate – tra le altre tracce - anche "Corinne Corinna" (passata tra le mani di Bo Carter e Big Joe Turner), dove il riff alla base del brano viene rivestito di colori più vicini al mondo jazz, e "Wheeling" di David Grier, in cui l’armonia originale viene scarnificata, liberata dagli orpelli più propriamente folk, per darle un taglio interiore ed emotivo. Meno originali, in conseguenza di questo progetto di “riverniciatura” blues, le cover di quei brani già ascrivibili alla tradizione del genere, come "Blue Monk" e "Chesapeake Bay", di cui – purtroppo - Ciosi si limita ad essere quasi un semplice esecutore. Brano controcorrente, rispetto alle intenzioni dell’album, risulta infine "You Are My Sunshine", eseguito in omaggio alla prima sua storia country.
CIOSI INTO THE WILD SESSION
27 Giugno 2017 di Antonia Fabozio
Ciosi, alias Federico Franciosi, veronese di origine argentina, innamorato della musica acustica, egregio suonatore di chitarra acustica stile Flatpicking, difficile prassi esecutiva da suonare con il plettro attraverso le funanboliche corde.
Con questo nuovo album dal titolo “"Into the wild session" ha voluto far rispecchiare la chitarra acustica flatpicking in spazi sonori particolari, inserendo brani popolari di radice blues, bluegrass, folk, ragtime e jazz. Ha diviso il lavoro di studio recording e video in tre session con musicisti diversi, registrando in una sola “take“ in presa diretta, grazie allo splendido lavoro di Codenotti Cristian e la super visione di Stefano Castagna del rinomato e fedele studio d’incisione Ritmo & Blu, situato nelle colline del lago di Garda. La sua amata dream guitar 1934 D MAHOGANY SANTA CRUZ ha omaggiato in questo album artisti e scittori di musica come Doc Watson, Scott Joplin, David Grier, Massimo Varini e Thelonius Monk, Jimmie Davis,Walter Vinson, John Smith Hurt.
Ascoltando il disco si scopre, canzone dopo canzone, un mondo variopinto di folk e roots music. Ma vediamo nel dettaglio:
Il disco si apre con “Beaumont rag”, brano tradizionale “Fiddle tune”, reso celebre da innumerevoli flatpickers nella COUNTRY e BLUEGRASS music. Ricordando le versioni di Doc Watson, Brian Sutton e Hank Thompson. L’artista ha arrangiato questo brano con il contrabbasso elettrico, suonato da Enrico “Larry” Mancini, dando un pizzico di novità con l’intreccio sonoro tra la chitarra acustica e il contrabbasso elettrico.
Segue poi “Wheeling” di David Grier, musicista chitarrista e compositore americano. Ciosi ha voluto omaggiare Mr. Grier con questa versione, pensata e arrangiata a “quattro mani” con il bravissimo contrabbassista elettrico Enrico Larry Mancini.
“Maple leaf rag” di Scott Joplin, uno dei più grandi compositori e pianisti dello stile RAGTIME music di fine 800. Sempre con l’intervento di Enrico “Larry” Mancini al contrabbasso elettrico, questa versione ha reso tutto l’insieme musicale come un vero “piano roll” dell’epoca RAGTIME music.
La bellissima “Sitting on the top of the world” di Walter Vinson, vecchio brano degli anni ’30 divenuto standard nel mondo della FOLK music. Ispirandosi alla versione di Doc Watson, Ciosi ha amalgamato la sua versione chitarristica in “Carter style” con l’accompagnamento di Pier Brigo al basso elettrico e di Matteo Breoni alla batteria.
Segue “Sliding delta” di JOHN SMITH HURT, conosciuto da tutti come Mississipi John Hurt, il blues man. Oltre alla versione originale, vale la pena ricordare la versione del maestro Doc Watson nell’album Down South del 1984, Ciosi rende sua questa versione ispirandosi al country old time, con i suoi collaboratori Pier Brigo al basso e Matteo Breoni alla batteria.
Blue Monk (Thelonius Monk), Jazz standard che è sempre piaciuto fin da piccolo al chitarrista CIOSI, e che ha voluto inserire in questo progetto omaggiando questo meraviglioso musicista. Ha inciso con Matteo Breoni alla batteria e Pier Brigo al basso, cercando di dare alla chitarra acustica uno stile solistico da flatpicker.
Il tune “Cherapeake bay” scritto dal maestro italiano Massimo Varini, e anche uno dei primi brani che studiava del suo repertorio. La canzone fa parte del disco “My sides” del 2009 di Massimo Varini. Ciosi ha lavorato sulle parti di chitarra aggiungendo solo un pò di colore con il celebre aiuto di Massimo Pizzano al cajon e di Matteo Valicella al basso.
Con "Corrine Corrina" (traditional) brano nato nel mondo del BLUES, presentato e adattato in diversi generi. Questa versione personale di Ciosi è stata accompagnata da Massimo Pizzano alle percussioni, e Matteo Valicella al basso elettrico.
Ultima in scaletta la canzone “You are my sunshine” (Jimmie Davis), brano prettamente country, e diventato ormai uno standard per i cantanti di musica bluegrass, folk e pop. Ciosi ha cercato di presentare il brano rimanendo fedele al country, con parti di chitarra flatpicking , e sempre con Matteo Valicella al basso e Massimo Pizzano alle percussioni.
Vale la pena di augurare a tutti buon ascolto con la musica di radice flatpicking, dunque con il secondo lavoro acustico di Ciosi, a nostro avviso un favoloso musicista.
TNT MUSIC
30 Maggio 2017 di Loris Gualdi
Forse non tutti sanno cosa sia il flatpicking.
Se le mie nozioni post adolescenziali non errano, il flatpicking rappresenta una tradizionale tecnica in cui il plettro (e non le dita come nel più celebre fingerpicking) viaggia tra le note, giungendo a modulare i suoni attraverso singole corde.
Tra i moderni cultori di tale tecnica, oggi (perdonatemi…ma solo oggi) scopro l’arte espressiva di Federico Franciosi, noto ai più con il nom de plume Ciosi. Il musicista arriva sulle nostre pagine cavalcando le profondità espressive del suo nuovo album acustico: "Into the wild session" del quale mi sento (senza remore) di dover bocciare immediatamente la scelta del titolo. Nonostante la disorientate idea di battezzare la nuova fatica con un nome che inevitabilmente porta al mondo di Eddie Vedder e Jon Krakauer, Ciosi offre sin dal primo ascolto uno straordinario viaggio alle radici del blues. Radici da cui crescono sentori bluegrass, jazz e folk.
Un omaggio sentito al mondo mai perduto di Thelonius Monk, Doc Watson e Scott Joplin, pronti a rivivere attraverso il suono della 1934 D Mahogany Santa Cruz, dream guitar con cui il musicista vola sospinto da una linea vocale straordinaria. Una vocalità ancient blues in cui graffi e calore definiscono la reale straordinarietà di un vero musicista, in grado di unire il rural blues con armonie e stilemi jazz.
L’emozionale e profonda voce di Ciosi da inizio al disco con la dolcezza evocativa di "Beaumon Rag", traccia da viaggio, in cui la tradizione della chitarra acustica si abbraccia al contrabbasso elettrico suonato da Enrico “Larry” Mancini. Un itinerario sonoro vicino ai venti e alle polveri della Route 66, colorata da un piacevole western sound che accoglie la tecnica espressiva e pulita del musicista.
Le dita corrono veloci su l’incipit di "Wheeling", (omaggio sentito a David Grier) in grado di restituire la sensazione antica di un piccolo treno di note che attraversa una landa espressiva piacevole, divertita e leggiadra. Un susseguirsi di suoni che abbandonano la parte vocale per poi ritrovarsi nel ritmica blues di "Maple Leaf Rag", straordinario traccia in cui le corde vocali regalano emozioni perdute, citazionismi e graffi lineari, pronti a restituire all’ascoltatore una tra le composizioni più interessanti. Un’esecuzione libera ed impeccabile che ci ammalia e conquista, passando attraverso la leggiadria strumentale di "Sitting On The Top Of The World" e "Sliding Delta", track giocosa, al servizio di un’osservativa serenità che tanto ricorda l’espressività di Eric Clapton. Attraversando le note anni’50 di "Blue Monk" arriviamo poi al battito jazz di "Chesapeake Bay", in cui le spatole toccano l’animo, giocando e divertendosi ad attraversare il sound di Massimo Varini.
Lo straordinario rumore delle dita sulle corde sembra infine raccontarci molto di più di ciò che appare ad un primo approccio, arrivando a percepire la dedizione e l’osservanza di Ciosi che, nonostante una perfettibile produzione, giunge a chiudere il disco con la bellezza interpretativa di "You Are My Sunshine" che, allontanandosi dal reggae di Papa Winnie, da sola vale il prezzo del biglietto di un disco che, registrato in presa diretta, riesce a donare un’impeccabile serenità emotiva in cui perdersi osservando un mondo che non si osserva più.
CIOSI INTO THE WILD SESSION - AUTOPRODUZIONE 2017
di Alberto Grollo
Dalla foto che appare sul sito Ciosi sembra un ragazzo veramente giovane, ma se lo ascolti ti prende subito per la gran bella voce da consumato bluesman, con un repertorio che si basa su brani originali e sulla reinterpretazione dei grandi maestri del folk americano dove si rincorrono linguaggi flatpicking, bluegrass, country e blues.
Il disco è piacevole, i nove brani godono di un buon suono di chitarra ed ogni tanto si impreziosiscono di basso e batteria/percussioni. Ciosi stesso nel definire il suo lavoro dice: "L’idea di questo album nasce con lo scopo di inserire la chitarra acustica flatpicking in spazi sonori particolari, riprendendo brani popolari dalle radici del blues, del bluegrass, del folk, del ragtime e del jazz. Questi brani sono per me alla base di una cultura musicale che mi ha aiutato a sviluppare la mia sensibilità come chitarrista e appassionato audiofilo".
Grazie alla mia dream guitar 1934 D MAHOGANY SANTA CRUZ ho così omaggiato in questo album i miei artisti e scrittori di musica preferiti. "Sitting On The Top Of The World" è il primo brano, suonato in una versione molto easy, in stile "Doc Watson"… personalmente preferisco molto il capolavoro che ne fece "Howlin’ Wolf", ma come sempre tutto è soggettivo. "Beaumon Rag" è un traditional reso celebre da innumerevoli flatpicker della musica country e bluegrass e che riceve l’imprimatur dal caro vecchio Beppone Gambetta. Grande, trascinante, il terzo brano, "Corrina Corrina", un traditional cantato con una voce che ricorda molto il primo Stephen Stills. "Wheeling" di David Grier è un bel duetto con il basso fretless di Matteo Valicella che a un certo punto fa un solo veramente interessante. Avanti con musica piacevole, "Sliding Delta" di John Smith Hurt, "Maple Leaf Rag" di Scott Joplin, anche nel ricordo del grande Jorma Kaukonen e "Blue Monk" di Thelonius Monk ci portano il buonumore, mentre "Chesapeake Bay" del grande Massimo Varini ci riporta in un contesto di grande spessore. Il tutto si chiude con "You Are My Sunshine" di Jimmie Davis, un brano prettamente country, reso uno standard da cantanti di musica bluegrass, folk e pop.
Alla fine questo disco risulta molto piacevole e ben equilibrato, sorretto da una buona tecnica chitarristica e una voce veramente notevole. Libretto molto bello, multilingua, per un disco evidentemente destinato al mercato internazionale.
Caro Ciosi, adesso ti aspettiamo con qualcosa di tuo.
CIOSI INTO THE WILD SESSION
2 maggio 2017
Verso gli inizi di Aprile ricevo una strana email, a dire il vero non era nemmeno indirizzata a me, ma al responsabile di una importante testata giornalistica italiana del settore musicale, a me è arrivata pure per sbaglio, ma è talmente scritta in modo non convenzionale che attrae subito la mia attenzione, presenta un album di nuova pubblicazione e chiede se sono, non io l’altro tizio, interessato ad ascoltarlo per eventualmente recensirlo… cacchio ma io sono veramente interessato ad ascoltarlo e così decido di rispondere.
Chiarisco subito che non sono il tizio, guitarblog.it non è la blasonata testata, ma nel mio piccolo mi piacerebbe ascoltare l’album, e così Ciosi, nome d’arte di Federico Franciosi, mi invia i file FLAC ad alta risoluzione del suo ultimo lavoro. Premetto subito che questa non vuole essere una recensione, non sono nessuno per recensire proprio un bel niente, ma per un caso fortuito mi sono imbattuto in un artista italiano che merita di essere conosciuto e magari anche questo piccolo articolo su questo Blog puo’ contribuire a dare un po’ più di visibilità questo pregevole lavoro discografico.
Cominciamo a dire che si tratta di un album di chitarra acustica flatpiking, suonata con il plettro, ma non composto solo da strumentali, Ciosi canta anche e canta anche molto bene, la sua voce ha un timbro caldo e in perfetta armonia con il genere, e un grosso apprezzamento alla cura anche del giusto accento e pronuncia dei testi in inglese, questa è spesso la nota dolente quando artisti italiani cantano in inglese, l’album ne guadagna immensamente in autenticità. Abbiamo detto chitarra, ma non solo, in alcuni album Ciosi è accompagnato da basso, batteria o percussioni e anche questo fa si che il risultato sia estremamente vario e godibile.
Questo non è un album solo per specialisti o appassionati di chitarra flatpicking, è un album per tutti, l’ascolto e’ sempre vario e piacevole, la tecnica mai fine a se stessa e sempre al servizio del brano e la scelta dei brani stessi crea una continua varieta’ che mantiene vivo l’interesse dell’ascoltatore per tutte le nove tracce attingendo dalla tradizione di vari generi, dal blues, al bluegrass, al Jazz.
Sul sito di Ciosi è possibile accedere ai link per acquistare l’album on line e anche leggere una piccola introduzione per ciascun brano che permette di contestualizzare meglio quello che si ascolta.
Per me e’ stato molto bello trovare tra i nove brani dell’album un pezzo di Massimo Varini, che ammiro e seguo da tanti anni, Ciosi lo ripropone fedelmente ma l’aggiunta di basso e percussioni donano nuova energia al pezzo.
in un’era oramai in cui il ritorno di un investimento in campo discografico è sempre più incerto e limitato, quando oramai le registrazioni vengono sempre piu’ spesso fatte sacrificando la qualita’ per contenere i costi, va assolutamente menzionata la qualita’ audio di questo album, un lavoro impeccabile sia a livello di ripresa che di mixing che di mastering, che evidenziano ancora di più lo straordinario livello esecutivo raggiunto registrando in una sola take in presa diretta.
in queste settimane ho ascoltato l’album in vari contesti, in auto mentre andavo al lavoro, in palestra, e nella tranquillità di casa mia per un ascolto più attento, ho lasciato passare un po’ di tempo e mi sono scoperto a tornare ad ascoltarlo non solo per scrivere questo articolo ma anche solo per il piacere di ascoltare della bella musica, grazie Ciosi per avermi spedito una mail non indirizzata a me e avermi dato modo di conoscere la tua musica e il tuo lavoro!!
My First Time Album
di Emilio Ruffo
Federico Franciosi in arte Ciosi è un giovanissimo autore e chitarrista acustico innamorato del suo strumento, una passione che lo ha portato con dovizia allo studio del “flatpicking”, una tecnica tradizionale americana, principalmente usata nel bluegrass e che si caratterizza per il colpo sulle singole corde anzichè simultaneamente.
Questo percorso approda oggi e per la prima volta, appunto a “My First Time” il suo lavoro discografico d’esordio. Una produzione curatissima sin dal packaging, curato da da Giovanni Moriggi, che si ispira al legno delle chitarre ed ad una grafica semplice in stile country-blues. Sono undici tracce che richiamano ora al Jazz, ora al Bluegrass ma anche al pop. Con una ripresa sonora impeccabile che rende reale e calda la chitarra acustica suonata con il plettro, strumento unico e principe di questa realizzazione discografica.Tutti i brani sono scritti dallo stesso autore ad eccezione di due omaggi in onore di “stelle” dello strumento Beppe Gambetta ("Slade Stomp") e Massimo Varini ("Andrà tutto bene").
Simpatica la descrizione degli umori d’ispirazione che Ciosi ci riporta sul booklet interno per ciascun brano. Insomma un gran bel lavoro per gli amanti del genere che potrebbero assuefarsi alla musica di Ciosi.
Articolo del 01/02/2015 – ©2002 – 2015 Extra! Music Magazine – Tutti i diritti riservati
L'uomo con il suo plettro - Ciosi
Uno pensa ad un uomo italiano, alla chitarra acustica e al Flatpicking, inevitabilmente compare un nome: Beppe Gambetta. Il chitarrista genovese è considerato il rinnovatore della musica italiana della chitarra, perché egli mescola tradizioni mediterranee musicale con musica di radici americane con facilità ad un repertorio autonomo. Una meraviglia che ha affascinato un giovane chitarrista della provincia di Verona.
“Beppe è uno dei migliori Flatpicker del mondo, ho imparato questa tecnica da lui. Ho partecipato a suoi laboratori, ho suonato la sua musica e studiato i suoi libri.”
Da quando aveva otto anni Federico Franciosi suona la chitarra, da allora tutti lo chiamano solo Ciosi. Sua nonna, insegnante di pianoforte, gli ha insegnato teoria e le conoscenze basi. Poi ha avuto diversi insegnanti di musica, tra cui due sassofonisti “mi hanno mostrato come si dovrebbe sperimentare la musica”.
Segue poi un maestro di chitarra italiano, Massimo Varini, tra l’altro il chitarrista dal vivo per Andrea Bocelli, Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. In due anni, che ha frequentato la scuola di Varini, impara e perfeziona varie tecniche come la chitarra a percussione, double notes e alcuni Licks fantastici.
Con ‘My First Time’ Ciosi ora presenta il suo album di debutto: undici brani strumentali con Neo-Country e melodie americane, una versione di "Andrà tutto bene" di Massimo Varini e "Slade Stomp" di Beppe Gambetta. E con la sua "Steve White Blues" si inchina ai GrooveMeister. “Ho avuto la fortuna di vedere Steve dal vivo un paio di volte. La sua tecnica è incredibile, a suonare la chitarra e al stesso tempo suonare con i piedi le percussioni, soffiare in un’armonica e anche cantare, mi ha davvero folgorato“. Ciosi, omaggiando Tony Rice, Norman Blake e Clarence White tra le sue influenze, si presenta come musicista esperto, con una tecnica di tratto continuo, con ottimi accordi, linee melodiche e toni.
Ciosi suona una Martin D-18 da cui non si separa mai , nel contempo ama la sua “dream guitar” che è la Santa Cruz 1934 D Mahogany omaggiando e dedicandole un pezzo che è all’ interno del disco. Ha inciso “My First Time” lago di Garda presso lo studio Ritmo & Blu, con due Neumann KM 184 su un solid State Logic Preamp e un Lexicon 224 Digital Reverb. Ciosi suona con il BlueChip , più specificamente il TD 50 con un notevole spessore di 1,25 mm. “Ho provato diverse forme e materiali” dice il trentacinquenne, “ma da quando uso il plettro BlueChip dispongo di un grande suono rotondo spaziando in diverse tecniche come il Crosspicking e cascade's scale".
A proposito: lo scorso dicembre, un sogno si è avverato per Ciosi. In occasione della produzione teatrale “Acousticology” a VILLA BARTOLOMEA VR, ha potuto condividere il palco con Beppe Gambetta. In conclusione Ciosi afferma: “lui è un poeta, un avventuriero e un chitarrista incomparabile!”
Articolo del mese di giugno - © Akustik Gitarre - Tutti i diritti riservati
di Piergiuseppe Lippolis
Un disco, undici tracce di sola chitarra acustica. È l’esordio di Ciosi, intitolato “My First Time”, contenente nove inediti e due cover (“Slade Stomp” di Beppe Gambetta e “Andrà Tutto Bene” di Massimo Varini). È un disco molto intimo, in cui le trame intessute da Ciosi sono dedicate ciascuna ad un episodio di vita, un momento, un luogo od una persona cari al chitarrista.
Grande la varietà dei pezzi proposti, a partire dal crosspicking dell’opener “To My Son” (dedicata, appunto, ai primi anni di vita del figlio), passando dall’instabilità e la malinconia di “Nature’s Mood”, con le cui note Ciosi vuol descrivere il complesso rapporto esistente fra noi e la natura. A seguire c’è “Transatlantic”, forse il miglior pezzo del lotto con le sue atmosfere evocative e con il suo suono spensierato che richiama il mare, prima di un finale più allegro e concitato che vuol simboleggiare la speranza di chi ha dovuto abbandonare la propria patria per la guerra, cercando il futuro altrove. Poi un omaggio al pioniere del folk-blues Steve White con “Steve White Blues”, e ancora un pezzo d’amore dedicato alla chitarra (“Dream Guitar”), una dedica dal sound caloroso e avvolgente a Mar del Plata in “Mardel”, città della costa Argentina, prima della prima cover e della lineare e romantica “She”, tributo al mondo femminile tutto. “Back To My Shoulder” è il pezzo più coraggioso del lotto che, coi suoi frequenti cambi ritmici, un’attenzione che non cala ed un livello molto alto dall’inizio alla fine, anticipa la seconda cover e la quasi cinematografica “Samuel Or Virginia”.
“My First Time” è un disco di puro estetismo, di arte per l’arte, in cui messaggio, atmosfere e soddisfazione personale contano molto di più della fruibilità, che di sicuro è l’unica cosa scarsa dell’opera, trattandosi d’un lavoro per palati finissimi.
CIOSI "MY FIRST TIME"
di Maurizio Faulisi Dr Feelgood
Ne è passato di tempo da quel "Dialogs" di Beppe Gambetta che, alla fine degli anni 80, diede inizio ad una produzione discografica dedicata alla chitarra acustica flatpicking. Oggi possiamo cominciare a ritenerla considerevole, sicuramente più in termini qualitativi che quantitativi.
Ai flatpicker nostrani che negli anni passati sono riusciti a guadagnarsi notorietà non solo nazionale, come Gambetta e Roberto Dalla Vecchia, si aggiunge Federico Franciosi, un giovane chitarrista che si è formato attraverso l'ascolto di musica blues e folk, bluegrass, pop e jazz. Una buona opera prima che mostra notevole tecnica, gusto ma soprattutto un'apertura che permette al nostro di spaziare in libertà col solo obiettivo di dare un suono, acustico e chitarristico, a emozioni e stati d'animo.
Bravo Ciosi.
CIOSI "MY FIRST TIME"
di Fabrizio Dadò
Federico "Ciosi" Franciosi è un giovane chitarrista sulla trentina, formatosi fin dall'infanzia con l'ascolto di pop, bluegrass, folk e jazz. Nel 2010 ha esordito come solista con Far Apart, seguito due anni dopo da Beautiful Infinity, entrambi CD con cinque soli brani in scaletta.
Con "My First Time" Ciosi fa le cose in grande, proponendo undici pezzi in solitario flat-picking: nove gli originali, mentre due cover sono dedicate ai riferimenti artistici del chitarrista: Beppe Gambetta ("Slade Stomp") e Massimo Varini ("Andrà tutto bene"). Le caratteristiche principali dello stile di Ciosi sono la sua tecnica flat-style pulita e rilassata, e un'anima compositiva intimistica, spesso con decisi tratti pop e temi semplici ("She" o "Steve White Blues"), a volte rinforzati dal gusto bluesy ("Nature's Mood" o "Dream Guitar") e da effetti percussivi ("Transatlantic"), mentre nell'opener "To My Son" echeggia il buon vecchio country. Curiosa la citazione di una famosa canzone di Gino Paoli nel tema finale "Samuel Or Virginia".
In definitiva un disco sognante e maturo, consigliabile a chi ama la chitarra acustica nei suoi aspetti più pacati e melodici.
UN'ESPERIENZA SOGNANTE E PROFONDA, CAPACE DI SVELARE NASCOSTE ISOLE DI PENSIERO ED EMOZIONI SEGRETE
di Redazione Art Vibes
Federico Franciosi, in arte Ciosi, è un chitarrista acustico flatpicker con un viscerale amore per la musica.
Le caratteristiche principali dello stile di Ciosi sono la sua tecnica flat-style pulita, un’anima compositiva intensa e uno spiccato senso melodico. Caratteristiche che rendono la sua espressione musicale un’esperienza sognante e profonda, capace di svelare nascoste isole di pensiero ed emozioni segrete.
Ha fatto una lunga gavetta come one man band suonando in festival e rassegne in Europa e America, insomma un musicista che ama sperimentare nuovi suoni e che intreccia nella sua stessa musica il suo vissuto, la sua storia, i suoi sogni.
Con "My First Time", il suo ultimo album, Ciosi propone undici pezzi in solitario flatpicking: nove gli originali e due cover realizzate in onore di due maestri della chitarra: Beppe Gambetta (“Slade Stomp”) e Massimo Varini (“Andrà Tutto Bene”). Un lavoro che spazia dal blues al jazz, dal bluegrass al pop, con forti influenze acoustic-folk. L’ascoltatore assaggia varie ramificazioni dello stile flatpicking, immergendosi in un clima di “mondo acustico”, derivato da vari modi di usare il plettro attraverso le sei corde e determinato da un linguaggio di ornamenti eleganti, come il crosspicking, pull off, hammer on, cascadè scale, double notes, improvisation’s scales, masters’ licks e percussion’s groove.
Un disco per veri amanti della chitarra acustica nei suoi aspetti più lievi e intimi.
CIOSI - MY FIRST TIME
di Daniele Cestellini
Con “My first time” il chitarrista e compositore Federico Franciosi, in arte Ciosi, ci chiama ad attraversare uno spazio delicato, definito da una chitarra limpida e una scrittura pacata, pensata anche quando si affida a qualche folata di estemporaneità, o a qualche tecnica esecutiva più aperta.
L’album non può non essere considerato un piccolo gioiello, una gioia suonata dalla prima all’undicesima traccia, con melodie scintillanti che si susseguono (“Steve White blues”) e si alternano a soluzioni più ritmiche, connettendo l’intera produzione a uno scenario più ampio. Fatto di aderenze ad alcune tradizioni esecutive e a chitarristi eccezionali. Steve White è tra i master che Ciosi riconosce sulla sua strada, per il suo stile composito e orientato da un progetto inclusivo straordinario, nel quale hanno trovato spazio suoni articolati e per nulla scontati. Di White Ciosi riconosce la ricerca timbrica, oltre che la complessità del suo programma musicale, orientato dalla tradizione blues e folk americana. Ma reinterpreta anche la visione intima e avveniristica di una chitarra acustica con pochi limiti, che si incastra a perfezione non solo nell’epica del “one man band”, ma sopratutto nello sviluppo di una lirica più avanzata, meno reiterata e circolare. E questo può valere come un paradigma della produzione del chitarrista Ciosi, anche quando indugia in una narrativa più limpida (“Dream guitar”), da cui si affaccia una scrittura più melodica e lineare.
L’album “My first time” si innesta nella discografia di Ciosi come un puntello in buona parte nuovo, che impernia il nuovo corso di un produzione che fin qui è stata sempre orientata dalla chitarra, ma in modo meno esclusivo e coerente. L’elemento più caratterizzante del progetto è il flatpicking, che caratterizza un suono netto e convoglia tutte le attenzioni. Se infatti il chitarrismo virtuoso internazionale ci indica una traccia implicitamente sporca, strisciata dalle dita delle due mani che trovano movimenti nuovi e incoerenti sulle corde, il suono di Ciosi in questo album è nitido. Si frappone come una lama verticale sulla tastiera e lascia debordare solo melodie cesellate, curate con perizia e organicità dentro l’arco dell’intera scaletta.
Tra i brani più interessanti in questo senso si può citare “She”, una riflessione che assorbe tutto il silenzio intorno alle corde, con una melodia sicura arpionata a un arpeggio circolare e intenso. Che convoglia, nella parte finale, in una ritmica più forte e inaspettata, chiamata in causa con un evidente e voluto disincanto. “Back to my shoulders”, il brano successivo, è più ambiguo, sia sul piano armonico che ritmico. La linea melodica è complessa e spezzata con coerenza, nel riflesso di un’esecuzione più estemporanea.
Dalla selezione dei brani emergono anche due chitarristi italiani, Giuseppe Gambetta e Massimo Varini, di cui Ciosi reinterpreta due brani: “Slade stomp” e “Andrà tutto bene”. Ma i momenti più interessanti sono quelli più personali, dai quali traspare un lavoro pensato e aperto a suggestioni differenti. D’altronde la forma di questo album non si può comprendere se non dentro un quadro di impressioni da solista. E questo vale sia per il modo in cui i brani sono eseguiti, sia per come sono stati organizzati nella fase di scrittura e nel processo di realizzazione. Si tratta di un procedimento personale, ma non perché esclusivo o chiuso, ma perché fortemente orientato da un rapporto di reciprocità (questo sì esclusivo) che un musicista costruisce con il suo strumento. Allora il suono che arriva a noi non è più soltanto connesso a un’esecuzione, ma piuttosto a ciò che la avvolge. È qualcosa che può essere pensato come la spinta di una percezione, di un equilibrio in qualche modo codificato e trasformato.
Nel suo insieme “My first time” spinge a questa riflessione, sopratutto dopo qualche ascolto, quando sembra che brani come “Nature’s mood”, “To my son” e sopratutto “Samuel or Virginia” possano considerarsi come pause, come spazi in cui fermarsi e lasciarsi pervadere dal flusso dei suoni, dei silenzi, dal tocco, dal plettro che sfrega le corde.
DALLA RIVISTA SUONO - CIOSI - MY FIRST TIME n° 508 Luglio Agosto 2016
di Paolo Corciulo
Un intero disco di solo chitarra flatpicking corre il rischio di indulgere in ripetitività, proprio in ragione della potente caratterizzazione (frutto anche dei vincoli imposti dallo strumento e dalla tecnica) che la chitarra acustica impone. Eppure Ciosi, all’anagrafe Federico Franciosi, grazie anche all’entusiasmo dell’esordio su album (due EP precedentemente) riesce a mantenere alto il pathos lungo l’intero lavoro che svaria, negli undici brani (nove originali e gli omaggi a Beppe Gambetta e Massimo Varini, bussole dal punto di vista artistico del lavoro di Ciosi), tra i generi.
Il filo conduttore è quello di una dimensione intimistica, a tratti lirica, in cui l’artista riesce a far confluire le venature inevitabilmente blues e country (ma si percepiscono qua e là anche gli echi di una preparazione classica) tipiche dello strumento e dallo stile utilizzati (a volte con effetti percussivi) e del fatto non indifferente che Ciosi suoni la chitarra “alla mancina”; non manca la capacità dell’artista, dotato di tecnica invidiabile, di declinare qui in chiave romantica e sognatrice la musica, di asservirla a un progetto maturo e godibile, proprio perché questo filo conduttore viene poi declinato con capacità nei vari generi affrontati.
Per gli amanti delle “citazioni musicali” da segnalare la presenza nel brano finale della citazione di un brano di Gino Paoli, a conferma dell’occhio attento con cui Ciosi (che en passant è dotato anche di una ottima voce) analizza la tavolozza musicale che lo circonda
CIOSI - MY FIRST TIME
06 Agosto 2016
di Jacopo Giovannercole
Etereo e accogliente il nuovo lavoro strumentale del Ciosi presenta undici affreschi per chitarra acustica flat-picking, suonata con gusto e maestria.
Uno dei punti forti di questo abilissimo musicista è la chiarezza con cui si rapporta al suo mondo musicale: a cominciare dall’artwork e dall’esplicativo booklet il Ciosi ci trasporta in questo albero della vita con foglie di plettro con una gentilezza fuori dal comune. All’interno del libretto ogni brano è commentato dall’autore stesso in ben tre lingue, comprese inglese e tedesco,creando quindi il giusto feeling con l’ascoltatore.
Il clima viene reso subito accogliente dalla bellissima “"To My Son"” dedicato al piccolo Ettore che sembra volerci aprire lui stesso la porta di casa per farci conoscere il mondo così morbidamente predisposto del genitore. In “"Transatlantic"”, piccolo gioiello dal sapore jazz, traspare la sensibilità dell’artista verso l’attualissimo mondo di tutti quei “passeggeri che nel Dopoguerra hanno attraversato l’oceano alla volta delle Americhe verso un futuro migliore”. Il finale di questo tema, proprio nel momento in cui i passeggeri avvistano la terra, è reso alla perfezione da un liberatorio strumming chitarristico carico di aspettative. Tra rispettosissimi omaggi al musicista Steve White, dichiarazioni d’amore nei confronti del suo strumento amato e dediche simpaticamente sincopate all’universo femminile il Ciosi ci piazza un brano dal sentore old-time intitolato “"Slade Stomp"” composto dal maestro italiano Beppe Gambetta, apprezzatissimo chitarrista acustico e promulgatore in terra italiana e non solo del verbo folk d’oltreoceano insieme ad altri maestri del genere come il banjoista e musicista romano Mariano De Simone.
A suo agio nel percuotere a mo’ di percussione la sua chitarra ( “Back to my shoulders" ) il Ciosi mostra anche il suo lato più avanguardistico oltre che raffinato preservatore di musica senza tempo. Il finale, di nuovo un omaggio al mondo della famiglia e della paternità, chiude questa splendida raccolta di musiche per tutte le stagioni.
Dedicato a coloro che sanno come “lasciarsi alle spalle”, appunto, il tedio quotidiano per immergersi in un mondo musicale raffinatissimo e dalle vastissime tonalità di colore.
E’ possibile seguire l’attività live dell’artista seguendo il sito www.ciosi.it. Sarà un buon ascolto ragazzi.